I canti di Natale si sono sviluppati nel corso dei secoli in tutto il mondo occidentale grazie alla mescolanza di pratiche liturgiche e tradizioni popolari. I suoi esiti sono ben riconoscibili sia nella musica colta attraverso le cosiddette pastorali (quali ad esempio l’Oratorio di Natale di Bach), sia nella musica tradizionale con i canti popolari e i Christmas Carols, sia infine in tempi più recenti nella musica jazz e pop.
I primi inni natalizi tuttavia erano brani cantati durante la liturgia, e il loro testo, in latino, era concepito per trasmettere ai fedeli le dottrine sull’Incarnazione e sulla Redenzione, ben diversamente dalle nenie cristiane che conosciamo oggi, ispirate al presepe e alla concezione popolare del Natale. Uno dei primi inni di Natale conosciuto nella Chiesa latina era il Veni, Redemptor Gentium (Vieni, Redentore delle Genti), composto da Sant’ Ambrogio, vescovo di Milano (340-397). Altri inni vengono progressivamente introdotti nella liturgia della Chiesa a Natale: quello del poeta spagnolo Prudentius (384-413), Corde natus ex parentis (Nato dal cuore del Padre); A Solis Ortus Cardine (Da dove sorge il sole) di Coelius Sedulius (450 ca.). Phos Hilaron (Luce Gioiosa), dell’antica Chiesa greca, sarebbe stato composto nel III o IV secolo.
Qualcuna di queste melodie è stata poi utilizzata anche in tempi successivi ed è diventata un classico natalizio: Veni, veni, Emmanuel, antifona gregoriana d’Avvento probabilmente anteriore al XII sec., è ancora oggi armonizzata e cantata in tutto il mondo. Qui potete apprezzare la versione del gruppo inglese King’s Singers, mentre l’ardita versione di Zoltán Kodály è ascoltabile qui.
Esisteva però anche una tradizione di canti popolari in lingua volgare, nata probabilmente nel VII secolo nelle campagne veneziane, bergamasche, napoletane e sarde, che ricreava l’atmosfera “umana” della natività, fatta di tenerezza e povertà. La spiritualità francescana riprese questa tradizione e fece fiorire molti canti di Natale che celebrano l’umile umanità del Bambino Gesù, chiamato nei testi “Nostro dolce fratellino”, “bambolino”, “piccolino”, “Jesulino”.
La tradizione italiana riguardante i canti natalizi non si ferma qui, visto che l’Italia ha prodotto dal Sei-Settecento una lunga serie di ninne-nanne cantate al bambino Gesù. Tra le più note ci sono quelle del Vescovo napoletano e compositore, Alfonso Maria de’ Liguori, autore tra gli altri di Tu scendi dalle stelle, di cui parleremo nella prossima puntata.
In Francia, il canto di Natale è apparso nel XV secolo, inizialmente in un misto di latino e volgare. Noël Nouvelet risale al XV secolo e Ça, Bergers al XVI. Tra i canti più popolari in tutta la Francia: Il est né le divin enfant (qui in una suggestiva esecuzione nella basilica di Nôtre Dame) e Les Anges dans nos campagnes del XVIII secolo.
In Inghilterra è accertato dagli studiosi che la nascita del repertorio natalizio va collocata fuori dal contesto religioso, presso la corte d’Inghilterra del tardo Medioevo (secoli XII-XIV). L’ambiente era culturalmente dominato dalle tradizioni normanne della corte francese, dove era particolarmente apprezzata la caròla, un ‘canto per la danza’ tipicamente cortese, che prendeva varie forme coreografiche e che era estremamente diffuso. L’album Medieval Christmas Carols di Oxford Camerata offre diversi esempi di questa musica suggestiva, tra cui il celeberrimo Gaudete, Christus est natus.
La tradizione delle carols prosegue in epoca Tudor e nella corte di Enrico VIII, ma è l’epoca Vittoriana a segnare la fortuna della musica natalizia inglese, che ancora oggi è conosciuta, cantata e rielaborata in tutto il mondo. Ne parleremo diffusamente nella prossima puntata.
Nei paesi di lingua tedesca i canti natalizi (Weihnachtslieder) vennero anticamente usati prevalentemente nel servizio liturgico e avevano testo in tedesco o misto tedesco-latino. Un esempio è Sei uns Willkommen, Herre Christ (Benvenuto tra noi, Signore Gesù, il più antico canto natalizio tedesco conosciuto) o In dulci jubilo (XV sec.), noto anche per l’armonizzazione che ne fecero Michael Praetorius e J.S. Bach. Un’altra tradizione medievale era quella del Kindelwiegen, o “pesatura del bambino”, una funzione liturgica altamente simbolica in cui venivano portate statuine del Bambin Gesù nella culla e si cantavano inni a lui dedicati, come Joseph lieber joseph mein (Giuseppe adorato, mio Giuseppe), qui armonizzata per otto voci da Praetorius.
Chi diede un forte impulso agli inni natalizi in lingua tedesca fu però Martin Lutero che, con la sua riforma protestante, introdusse definitivamente la lingua tedesca nella liturgia e adattò gli inni latini alla lingua nazionale.
Ma di questo parleremo la prossima settimana. Intanto… auguri di uno splendido Natale “musicale” e buon ascolto.
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